Il debito pubblico del mondo alla prova dei rating
Data pubblicazione: 06 maggio 2025
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- In 5 anni le emissioni di titoli di Stato sono cresciute molto più rispetto ai 10 anni precedenti
- Usa e Cina trainano questo aumento molto più dell’Eurozona
- S&P’s ha promosso le finanze italiane, sarà così anche per gli altri Stati?
IL MONDO SI AFFIDA AL DEBITO, USA E CINA IN TESTA
Dopo il Covid la crescita dell'indebitamento ha accelerato
I cinesi emettono ormai il 17,1% dei bond mondiali
Il debito mondiale negli anni
Le quote delle emissioni e dello stock di debito
Fonte: Standard & Poor's
Prendere a prestito denaro per realizzare investimenti che incrementeranno la produttività, realizzeranno margini superiori all’interesse da pagare e quindi genereranno crescita. Questo è il ruolo del credito (o del debito) che, da Schumpeter in poi, è visto come uno strumento di sviluppo delle imprese, ma anche degli Stati. Ma oggi, questi ultimi stanno forse esagerando secondo alcuni: sarà vero? Vediamo qualche numero.
Per esempio, quelli forniti dalle maggiori agenzie di rating (S&P, Moody’s e Fitch) del mondo che danno il loro voto sulla sostenibilità del debito che ogni singolo Stato ha contratto con il mercato. Una di queste, Standard & Poor’s, per esempio, di recente ha promosso il debito italiano, portandolo da un rating di BBB a uno BBB+, un livello che non veniva toccato dal 2013, il che significa che giudica più solide le finanze pubbliche del nostro Paese, cioè maggiormente in grado di restituire ciò che le viene prestato, e di pagare gli interessi. Il giudizio sarà confermato nei prossimi mesi e anni? Come sarà quello verso le altre economie europee anch’esse alle prese con l’incertezza causata dai dazi americani? Non lo sappiamo, quello che sappiamo è che le emissioni di titoli di debito degli Stati del mondo sono letteralmente esplose negli ultimi tempi e questo potrebbe rendere le agenzie di rating più “nervose”. Ed ecco i numeri che lo dimostrano.
Nel 2024 le emissioni di debito pubblico dei Paesi Ocse, quelli più sviluppati, hanno toccato il record di 15.700 miliardi di dollari che, sempre secondo l’Ocse, quest’anno diventeranno 17 mila. Rispetto all’epoca pre-pandemica c’è stato un cambiamento totale di paradigma dato che tra 2009 e 2019 le emissioni sono sempre rimaste intorno ai 9 mila miliardi l’anno e, anzi, nel 2015 sono scese a 7.600. Ora, invece, rappresentano il 24% del Pil dei Paesi Ocse, contro il 20% del 2022 e il 17% degli anni precedenti al Covid.
Un andamento molto simile l’hanno avuto i Paesi emergenti, anche se parliamo di cifre più piccole: le loro emissioni hanno raggiunto lo scorso anno i 2.800 miliardi, esattamente il doppio rispetto a 10 anni prima e, anche in questo caso, un record.
Molto significativo è il fatto che questa attività di indebitamento da parte degli Stati sovrani sia stato più intenso di quello delle aziende: tra il 2019 e il 2024 le emissioni da parte delle imprese sono aumentate, in valore, del 27,1%, quelle degli Stati del 74,4%.
Più acquisti di titoli da parte delle famiglie
Chi compra tutto questo debito? Le banche centrali hanno il 19% del debito pubblico globale; gli investitori stranieri il 34% e le famiglie l’11%. Ad aver assunto un ruolo sempre maggiore sono stati proprio i privati: secondo Standard & Poor’s il debito sovrano verso di loro, definito “commerciale” (perché, appunto, non coinvolge le banche centrali) è previsto arrivare quest’anno a 76.865 miliardi di dollari, ovvero il 70,2% del Pil mondiale, in netta crescita rispetto al 67,6% del 2024.
Ma un’ulteriore prova dell’urgenza di reperire nuovo denaro da parte degli Stati è il valore del debito emesso sotto forma di bond di breve periodo, quello preferito in una situazione di incertezza come l’attuale, in cui l’inflazione e quindi i tassi sono alti o potrebbero salire, e quello più facile da vendere agli investitori. Lo stock di debito commerciale short term è previsto arrivare nel 2025 a 10.550 miliardi di dollari, anche in questo caso si tratta di più del doppio del valore del 2019, 5.351 miliardi.
Il debito Usa traina quello globale
Il dato è trainato dagli Stati Uniti dove il debito di breve termine ormai ammonta a oltre il 20% di quello totale, ben più del 10% del 2014, della media mondiale del 13,7% e anche del dato italiano del 5%. Gli Usa trascinano verso l’alto anche lo stock complessivo del debito commerciale, visto che quello americano è passato dai 15.608 miliardi del 2018 ai 30.076 previsti per il 2025, per un incremento del 92,7%, mentre a livello mondiale l’incremento è stato del 60,4%. Gli Stati Uniti hanno quindi rafforzato la propria posizione come primo Paese debitore e oggi è americano il 39,1% di tutto il debito globale e il 39,6% di quello che dovrebbe essere emesso quest’anno. Per fare un paragone, per l’Italia si parla di solo il 3,1%.
Il Tesoro Usa ha la necessità di finanziare un deficit che ormai ha superato il 6% del Pil e che, secondo le più recenti previsioni governative, rimarrà sopra tale soglia anche i prossimi decenni, quando la crescita economica finirà sotto il 2% provocando così un’impennata del debito detenuto dai privati, destinato a superare il 100% quest’anno, fino ad arrivare al 118% tra 10 anni, al 136% tra 20 e al 156% tra 30.
La Cina che invecchia diventerà un colosso anche nel debito
Chi traina l’indebitamento oltre agli Usa? Come in molti altri indicatori economici anche in questo si fa strada il ruolo della Cina, che dal 2022 ha superato il Giappone quanto a emissioni annuali di bond di lungo periodo. Nel 2025 dovrebbero ammontare a 2.105 miliardi di dollari, ben più del triplo rispetto ai 617,1 miliardi del 2019. Quest’anno il 17,1% del nuovo debito (di lungo periodo) emesso a livello mondiale sarà cinese, nonostante Pechino detenga solo il 7,2% dello stock globale.
Questa impennata avviene per motivazioni in parte simili a quelle dell’aumento americano, anche se qui non c’entra la forza della moneta nazionale, bensì l’esigenza di stimolare un’economia in rallentamento, forse anche più di quanto i dati ufficiali facciano intravedere. Non a caso è finita addirittura in deflazione, a causa della debolezza dei consumi, a loro volta certo non favoriti dal calo della popolazione.
Il futuro dell’economia mondiale, sempre più matura, anche per motivi demografici, appare quindi sempre più condizionato da quello dei debiti sovrani, utilizzati per cercare di mantenere i livelli desiderati crescita e welfare. Inevitabilmente assieme a quella del debito salirà anche l’importanza di chi ne valuta l’affidabilità, come le agenzie di rating.
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